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Immagine del redattoreChiara Brambilla

SPORT E DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE


Nell’immaginario comune i Disturbi del Comportamneto Alimentare (DCA) si identificano con anoressia e bulimia ed hanno un genere, un’età ed un aspetto ben preciso: quello di una ragazzina adolescente molto magra. La realtà dei fatti è ovviamente molto più complessa di così.

I DCA sono delle malattie mentali, e dato che ognuno di noi ha una psiche, chiunque può soffrirne indipendentemente dall’età anagrafica, dal genere e dalla taglia corporea.

Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) vengono descritti come disturbi della nutrizione e dell’alimentazione:

- Anoressia nervosa

- Bulimia nervosa

- Pica

- Disturbo da ruminazione

- Disturbo evitante/restrittivo

- Disturbo da alimentazione incrontrollate (Binge Eating Disorder, BED)

- Disturbi della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione.


Di quest’ultima categoria fanno parte tutti quei disturbi definiti anche sotto soglia, cioè tutte quelle situazioni in cui ci si trova davanti a caratteristiche simili a quelle dei disturbi dell’alimentazione, che causano una significativa disfunzione, ma non soddisfano i criteri per i disturbi specifici. Oppure altri disturbi non ancora ufficialmente categorizzati come quello dell’Ortoressia e della Vigoressia.

Sempre più comune sta invece diventando quella che negli ultimi anni è stata definita Disordered Eating o Alimentazione Disordinata, cioè una serie di comportamenti simili a quelli adottati nei DCA ma con una frequenza minore o un livello inferiore di gravità, come ad esempio il conteggio delle calorie ingerite nell’alimentazione o bruciate con l’attività sportiva, un controllo eccessivo verso i “cibi salutari”, la demonizzazione nella dieta quotidiana di alcuni alimenti “sporchi” se non poi abusarne in determinati pasti definiti “liberi”.

In ambito sportivo si riscontra un’incidenza di DCA  e di disturbi dell’immagine corporea (Body Image Disturbance, BID) più alta rispetto che nella popolazione sedentaria e nello specifico gli sport più colpiti sono quelli estetici (es: ginnastica artistica, body building..) e quelli a categoria di peso (es: judo, pesistica..).

L’immagine corporea è la rappresentazione mentale che abbiamo del nostro corpo ed è influenzata da fattori biologici, psicologici e socioculturali e, a sua volta, può influenzare il nostro comportamento e le nostre relazioni sociali.

I DCA e i BID sono multifattoriali, cioè sono dovuti da un’insieme di fattori che possono differire da persona a persona; nonostante questo si possono riscontrare dei tratti comuni.

La più alta incidenza in alcuni ambienti sportivi può essere dovuta da una preesistente inclinazione del soggetto, cioè una persona che si sente insoddisfatta del proprio aspetto fisico sarà più facilmente invogliata ad iniziare un’attività che la porterà a cambiare il suo aspetto verso il raggiungimento del suo ideale di bellezza. Oppure può essere dovuta alla pressione di dover aderire ad uno standard fisico considerato ideale per il proprio sport.

In generale  quello che che si riscontra è che le donne tendono a voler essere sempre più magre rispetto a quello che sono indipendentemente dalla loro taglia corporea, mentre gli uomini tendono a voler aumentare la loro massa muscolare o dimagrire a seconda del fisico di partenza.

Questo comporta che gli atleti che noi prendiamo ad esempio potrebbero aver raggiunto quel fisico solo grazie a dei comportamenti disfuzionali e che lo abbiano fatto non per un naturale risultato dato dagli allenamenti, ma per la pressione psicologica di dover ricoprire in senso letterale il physique-du-role.


Cosa fare se si riconoscono segni di sofferenza in noi stessi o in qualcuno a cui siamo vicino?


Parlare e chiedere aiuto.

Se ci accorgiamo di aver pensieri ricorrenti ed intrusivi riguardo al cibo, all’attività fisica e il nostro aspetto fisico parlare con una persona di cui ci fidiamo è un buon primo passo, insieme a questa persona poi si potrà prendere in considerazione di rivolgersi ad un professionista per affrontare meglio la questione.

Se invece temiamo che sia una persona vicina a noi ad essere in sofferenza sarebbe buona cosa provare ad approcciarci esponendo le nostre preoccupazioni riguardo alla loro salute. Anche in presenza di cambiamenti fisici evitare di fare commenti sul corpo come “sei dimagrit/ingrassat”, ma piuttosto esprimere preoccupazione verso il loro stato emotivo es:” ti vedo stanc/ triste/sconcentrat”. Non attaccare la persona accusandola di avere dei disturbi alimentari, ma lasciare che sia lei ad esporsi per prima riguardo all’argomento. Potrebbe volerci del tempo prima che la persona riesca a riconoscere e ad ammettere di avere delle difficoltà, quindi è importante far sapere che si rimarrà a disposizione anche in futuro quando la persona si sentirà pronta ad affrontare l’argomento.



Chiara Brambilla

Laureata in scienze motorie, CF-L1, coach presso CrossFit Bull Moose.

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