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FORZA DI VOLONTÀ

Aggiornamento: 9 dic 2022



L’OMS consiglia alle persone tra i 18 e i 64 anni di svolgere una quantità di attività fisica di moderata intensità tra i 150 e 300 minuti settimanali o tra i 75 e i 150 se d’intensità vigorosa; sono raccomandati anche esercizi per il rafforzamento muscolare almeno 2 giorni alla settimana. Nelle linee guida del 2020 (finalmente) è stato aggiunto anche che fare qualsiasi tipo di attività fisica per una qualsiasi quantità di tempo è comunque meglio che non farla affatto.

Quella che può essere la prescrizione “perfetta” per l’allenamento mirato ad un miglioramento e mantenimento dello stato di salute sulla carta è inutile se poi non si riesce a portare avanti e si finisce con l’abbandonare il tutto.


In generale ogni cosa che facciamo è mossa da una o più motivazioni. Le motivazioni si possono dividere in intrinseche ed estrinseche: le prime sono quelle che sentiamo nostre (autoefficacia, autostima, soddisfazione personale, piacere…) e quindi sono generalmente più forti rispetto a quelle estrinseche che invece derivano dall’esterno (ricompensa, evitare una punizione, approvazione degli altri….). Quando ci ritroviamo a non riuscire a fare una cosa con costanza o continuiamo a rimandarla, spesso, è dovuto dal fatto che la motivazione che ci spingerebbe a farla è estrinseca e quindi non abbastanza forte da farci effettivamente agire. Questo ovviamente vale anche per l’allenamento.


È molto probabile che chi riesce a mantenere una certa costanza nell’allenamento semplicemente abbia motivazioni diverse o è stato in grado di scegliere un’attività più in linea con le proprie motivazioni rispetto a chi non riesce.

La retorica della forza di volontà, a mio parere, non serve a nessuno perché al posto di motivare chi non è costante fa scaturire solo un senso di colpa e di inadeguatezza. Quindi piuttosto che sforzarsi di fare cose di cui non si ha voglia penso sia più utile chiedersi perché fare quella cosa ci costi così tanta fatica e cosa invece si farebbe più volentieri, riconoscendo quindi quali siano le nostre motivazioni.


Io mi alleno da quando ho 4/5 anni e non ho mai fatto in vita mia un allenamento per la sola motivazione che facesse bene alla salute, l’ho sempre visto solo come un bonus positivo. Per me, ad esempio, la motivazione più grande è quella dell’autoefficacia, ovvero di sentirmi in grado di fare concretamente cose che sono considerate complesse e apprenderne di nuove. Probabilmente è per questo che ho fatto ginnastica artistica per tanti anni e poi sono finita a fare CrossFit e weightlifting. In tutti questi sport la componente tecnica è molto alta ed esiste un progresso idealmente infinito. Per qualcun altro invece un ruolo fondamentale potrebbe giocarlo la componente sociale, cioè il fatto di condividere il momento dell’attività con altre persone potrebbe essere più importante dello svolgere l’attività stessa.


Indipendentemente da quali siano le motivazioni che ci spingono a fare attività fisica è indubbio che questa abbia un effetto positivo sulla nostra salute; e cosa succede se non riesco a trovare neanche un’attività da fare con piacere? Nulla, posso scegliere di sforzarmi di farne almeno un po' (consapevole che probabilmente non sarò costante e farò fatica) oppure decidere che per me il gioco non vale la candela.


“Knowing about the relevance of feelings in the process of reason does not suggest that reason is less important than feelings, that it should take a backseat to them or that it should be less cultivated. On the contrary, taking stock of the pervasive role of feelings may give us a chance of enhancing their positive effects and reducing their potential harm (p. 246).”

Antonio Damasio


Traduzione: “Essere a conoscenza dell’importanza dei sentimenti nei processi di ragionamento non suggerisce che la ragione sia meno importante dei sentimenti, che dovrebbe essere guidata da loro o che dovrebbe essere meno coltivata. Al contrario, rendersi conto del pervasivo ruolo dei sentimenti ci potrebbe dare la possibilità di aumentare i loro effetti positivi e ridurre quelli negativi”.




Chiara Brambilla


Laureata in Scienze Motorie, CF-L1, coach di Crossfit presso Crossfit Bull Moose.



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